Esaclorocicloesano (HCH)
i possibili effetti sulla salute

L’esaclorocicloesano (HCH) è una sostanza chimica di sintesi, inclusa nell’elenco degli inquinanti organici persistenti, cioè in grado di bio-accumularsi, rimanendo per anni nell’ambiente, nei terreni, nelle piante, negli animali e nel corpo umano.
La sintesi industriale dell’esaclorocicloesano dà una miscela di isomeri (α,β,γ,δ,ε) che differiscono strutturalmente per l’orientamento degli atomi di cloro rispetto all’anello di carbonio del cicloesano. L’isomero γ-HCH, comunemente chiamato lindano, è un pesticida organoclorurato la cui produzione è stata vietata a inizio secolo in diversi paesi ed è classificato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come cancerogeno per l’uomo, con una associazione con il linfoma non-Hodgkin. Ovvero, l’esposizione protratta nel tempo a questo pesticida (il lindano), aumenta la probabilità di sviluppare il linfoma non-Hodgkin. Attenzione, questo non significa che essere stati esposti al lindano vuol dire ammalarsi con certezza, ma che c’è una maggiore probabilità di sviluppare la malattia rispetto a chi non è esposto: lo sviluppo di una patologia dipende dal livello di esposizione (dose e durata) e da altri fattori individuali, come età, sesso, predisposizione genetica, stili di vita, stato di salute, esposizione ad altri inquinanti.

Nell’area della Valle del Sacco il β-HCH, un derivato dalla produzione del lindano, è stato responsabile di una contaminazione nelle matrici ambientali e negli animali, tanto che nel 2005 la Valle del Sacco è stata inserita tra i Siti di interesse nazionale per la bonifica (SIN)

Per valutare altri possibili effetti dell’esposizione al β-HCH e agli altri isomeri dell’HCH sulla salute umana, è stata effettuata una revisione della letteratura scientifica.

 

L’infografica sintetizza le conoscenze e il livello di incertezza emersi da studi epidemiologici di coorte o caso-controllo sugli effetti di un’esposizione a lungo termine agli isomeri HCH nella popolazione generale e nei lavoratori esposti. Sono stati inclusi soltanto gli esiti di salute per i quali erano disponibili almeno due studi consistenti nei risultati. Per ciascun esito di salute sono riportati i principali meccanismi biologici ipotizzati in letteratura.

Termini utili:

Una riduzione dell’attivazione o dell’efficacia dal sistema immunitario, cioè dal sistema di difesa del nostro organismo verso sostanze estranee in grado di produrre patologie di natura infettiva e non infettiva.

Il DNA, sigla del nome acido desossiribonucleico, è una componente essenziale dei cromosomi. Il DNA è la molecola in cui sono contenute tutte le istruzioni necessarie a una cellula per sopravvivere e svolgere le proprie funzioni. Il DNA, infatti, contiene le informazioni necessarie per la produzione delle proteine, molecole formate dagli aminoacidi, che costituiscono tutti gli organismi. Il DNA è responsabile della trasmissione dei caratteri ereditari, ossia della trasmissione delle caratteristiche che rendono una persona simile ai propri genitori.

Il sistema endocrino partecipa al controllo e alla regolazione di numerose funzioni fisiologiche dell’organismo ed è costituito da tre componenti principali collegate tra di loro: le ghiandole (localizzate in varie parti del corpo che producono gli ormoni), gli ormoni (circolano nel corpo e vanno a influenzare la funzione di organi e tessuti) e i recettori (legano gli ormoni e sono presenti sulle cellule).

L’equilibrio ormonale è fondamentale per mantenere il funzionamento dell’organismo, ad esempio gli estrogeni e il testosterone promuovono il corretto sviluppo sessuale e regolano il passaggio alla pubertà; gli ormoni tiroidei controllano lo sviluppo e il metabolismo.

Gli interferenti endocrini sono delle sostanze chimiche che possono alterare il normale equilibrio ormonale accendendo, spegnendo oppure modificando i segnali inviati dagli ormoni, causando effetti avversi in un organismo.

L’infiammazione, detta anche risposta infiammatoria, flogosi o risposta flogistica, è un meccanismo di difesa dell’organismo che si attiva in presenza di danni ai tessuti di varia natura, incluso quello causato da microrganismi (batteri, virus, parassiti, funghi), sostanze chimiche e agenti fisici. L’infiammazione è un processo complesso indispensabile per contrastare e neutralizzare l’agente che lo ha causato, riparare il danno prodotto e ripristinare le normali funzioni del tessuto o organo coinvolto. Nonostante sia di per sé una risposta volta a proteggere l’organismo, se non opportunamente regolata può causare danni. L’infiammazione, detta anche risposta infiammatoria, flogosi o risposta flogistica, è un meccanismo di difesa dell’organismo che si attiva in presenza di danni ai tessuti di varia natura, incluso quello causato da microrganismi (batteri, virus, parassiti, funghi), sostanze chimiche e agenti fisici. L’infiammazione è un processo complesso, indispensabile per contrastare e neutralizzare l’agente che lo ha causato, riparare il danno prodotto e ripristinare le normali funzioni del tessuto o organo coinvolto. Nonostante sia di per sé una risposta volta a proteggere l’organismo, se non opportunamente regolata può causare danni. Essa consiste in una serie di eventi che avvengono uno dopo l’altro secondo una successione precisa e che nella fase iniziale sono caratterizzati da:
  •  dilatazione dei vasi sanguigni (vasodilatazione) e aumento del flusso di sangue al loro interno;
  • aumento della permeabilità dei vasi sanguigni, con rilascio all’esterno di liquidi, proteine e globuli bianchi nella zona in cui è avvenuto il danno.
L’infiammazione può essere acuta o cronica. L’infiammazione di tipo acuto ha un inizio improvviso, è caratterizzata da fenomeni che coinvolgono prevalentemente i vasi sanguigni e, generalmente, si risolve nel giro di pochi giorni. L’infiammazione di tipo cronico ha una lunga durata, può iniziare come tale o come conseguenza di un’infiammazione acuta non completamente guarita.

Nel sistema nervoso le informazioni viaggiano sotto forma di segnali elettrici detti impulsi nervosi, che partono dal corpo cellulare del neurone e percorrono l’assone arrivando alla terminazione nervosa. Nella trasmissione del segnale nervoso tra due neuroni è possibile grazie alle sinapsi; l’impulso nervoso, una volta giunto al neurone pre-sinaptico, non può passare direttamente al neurone post-sinaptico poiché i due neuroni sono separati da uno spazio chiamato fessura sinaptica.

Nel momento in cui l’impulso nervoso raggiunge il neurone pre-sinaptico, esso rilascia attraverso la sua membrana alcune sostanze chimiche da esse rilasciate chiamate neurotrasmettitori. Essi, rilasciati nella fessura sinaptica, raggiungono vari recettori ma ne attivano solo alcuni, e cioè quelli con cui hanno una forte affinità, quindi ogni tipo di neurotrasmettitore ha la funzione di attivare un diverso tipo di recettore.
Alcune sostanze esogene possono mimare (imitare) il comportamento di alcuni neurotrasmettitori, attivando così determinati recettori.

  Ormoni prodotti dalle ghiandole sessuali (testicolo e ovaio) e dalla ghiandola surrenale. Gli androgeni includono il testosterone e sono importanti per lo sviluppo e il mantenimento delle caratteristiche sessuali maschili.
  Ormoni sessuali prodotti principalmente dalle ovaie e, in una piccola quota dalle ghiandole surrenali, a partire dagli androgeni. I principali estrogeni sono l’estradiolo, l’estriolo e l’estrone. Sono importanti per lo sviluppo e il mantenimento dei caratteri sessuali femminili, nella regolazione del ciclo mestruale e nel mantenimento della gravidanza.
  Ormoni prodotti dalle ghiandole surrenali e dalle gonadi (testicoli ed ovaie) a partire dal colesterolo in grado di regolare l’attività delle cellule bersaglio. Esempi di ormoni steroidei sono l’aldosterone, il testosterone, gli estrogeni e il progesterone.

Il TSH (definito anche ormone tireostimolante, ormone tireotropo o tireotropina) è un ormone prodotto dall’ipofisi, una ghiandola posta all’interno del cranio. Il TSH stimola la tiroide a produrre gli ormoni tiroidei, prevalentemente tiroxina (T4) ma anche piccole quantità di triiodiotironina (T3).
Gli ormoni tiroidei, a loro volta, sono in grado di regolare la produzione di TSH da parte dell’ipofisi. Infatti, in condizioni normali, se la concentrazione di ormoni tiroidei nel sangue tende a ridursi, l’ipofisi aumenta la produzione di TSH affinchè la tiroide produca più ormoni tiroidei. Quando i livelli di ormoni tiroidei nel sangue diventano normali, l’ipofisi riduce la produzione di TSH. Il ciclo si ripete continuamente con l’obiettivo di mantenere nel sangue livelli costanti di ormoni tiroidei.

Nell’ambito dei controlli alla nascita (screening neonatale) la presenza di livelli di TSH al di sopra della norma costituisce un sospetto ipotiroidismo congenito, la causa più comune di ritardo mentale prevenibile.

Variazione nella sequenza del DNA, rispetto a quella del DNA standard, che si verifica con una frequenza uguale o superiore all’1% nella popolazione. Tale variazione genetica può riguardare regioni codificanti o non codificanti per proteine.
Ormone steroideo prodotto, a partire dal colesterolo, nelle ovaie e nelle ghiandole surrenali. È coinvolto in numerosi processi fisiologici, tra cui nelle femmine la regolazione del ciclo mestruale, e la capacità di avviare e mantenere una gravidanza. Insieme ad altri ormoni infatti, tra cui l’estrogeno, il progesterone serve a preparare l’utero per l’impianto dell’embrione e favorisce la fisiologica prosecuzione della gestazione.
L’insulina è l’ormone, prodotto dal pancreas, che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo conseguente utilizzo come fonte energetica. Quando questo meccanismo è alterato, il glucosio si accumula nel circolo sanguigno. La resistenza insulinica si riferisce alla ridotta risposta delle cellule del corpo all’insulina. La resistenza insulinica è associata a condizioni come il diabete di tipo 2 e l’obesità.
I radicali liberi partecipano normalmente ai processi metabolici modificando reversibilmente l’attività/funzione di specifiche molecole bersaglio. In presenza di agenti chimici, fisici e biologici, i livelli dei radicali liberi possono essere significativamente e permanentemente aumentati. Questa condizione, associata alla incapacità delle difese antiossidanti di detossificare i radicali liberi, e denominata stress ossidativo, induce un danno irreversibile su proteine, lipidi, carboidrati e acidi nucleici, ed è considerata una delle principali cause della eziopatogenesi di patologie umane a carattere cronico-degenerativo su base infiammatoria (cardiovascolari, neurologiche, autoimmuni), del diabete e del cancro.

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